Montevetrano

Di Luca Matarazzo

Persino Silvia Imparato, donna solare e inguaribile ottimista, difficilmente avrebbe scommesso di trovarsi qui dopo 31 anni dalla prima annata del “suo” Montevetrano.

A volte è necessario, invece, guardarsi indietro là dove tutto è cominciato, in una chiacchierata a Roma tra amici esperti del settore anch’essi pervasi dalla vena di speranza nel futuro enologico, che aveva preso piede in Italia dopo il fondo toccato con lo scandalo di tutti gli scandali (il metanolo, NdR).

Un momento d’oro per tutti coloro che volevano riappropriarsi delle origini: il Bel Paese, infatti, è sempre stato legato al concetto di viticoltura “familiare”. In alcune zone ogni singolo nucleo abitativo aveva un pezzetto di terreno da curare secondo gli usi ed i costumi della tradizione. Anche per i nonni di Silvia la vigna rappresentava quel legame con il territorio che fatica a far breccia nell’animo delle nuove generazioni. Una società ancora non liquida, basata sui sani valori del lavoro e del sacrificio quotidiano, perché in fin dei conti la terra è sempre troppo bassa.

L’amicizia con i fratelli Renzo e Riccardo Cotarella, i consigli sapienti di alcuni tra i giornalisti più influenti del settore enogastronomico, convinsero Silvia a valorizzare le colline morbide nei pressi di San Cipriano Picentino, a pochi passi da Salerno, sconosciute ai più per fare viticoltura di qualità.

Bisognava, anzitutto, estirpare le vecchie piante ormai semi abbandonate che contenevano cloni di Barbera e Sangiovese, oltre qualche filare misto a uve bianche. E poi l’attenzione, col tempo, alla costruzione di una moderna cantina di vinificazione e affinamento e la scelta di utilizzare legni piccoli per la maturazione del vino. Unica etichetta prodotta fino al secondo decennio del 2000, quando giunsero il Core Bianco e Core Rosso per avvicinarsi a chi voleva una bevuta più semplice e gioviale. Il Montevetrano è un blend “supercampano” di Cabernet Sauvignon, Merlot e Aglianico. Ebbe a definire, quasi subito, un autentico guru mondiale come Robert Parker, che “era nato il primo Sassicaia del Sud Italia”. Con gli anni l’Aglianico ha aumentato la propria quota, donando le tipiche caratteristiche di una varietà ricca di personalità aristocratica.

Per onorare l’anniversario dei primi 30 anni di attività, Silvia e la figlia Gaia hanno aperto le porte al Presidente di AIS Italia Sandro Camilli e al Direttivo di AIS Campania quasi al completo, guidato dal Presidente Tommaso Luongo. L’occasione ghiotta è stata una verticale di Montevetrano bella e commovente, che ha lasciato i presenti letteralmente senza fiato.

Ne diamo un breve resoconto, nella speranza che la curiosità vi conduca in questo piccolo lembo di Campania dove la storia stessa la fa da padrone.

Annata 1999: vino straordinario, sanguigno e agrumato. Degustandolo a occhi chiusi sembra d’esser trasportati dritti in Toscana, per la sua freschezza sorretta da un tannino fitto e ancora palpabile. E promette ancora lunga vita.

Annata 2003: lo specchio delle stagioni vissute. Pomposo e ancora scuro su spezie forti e nuance boisé. Un old-style intramontabile, dal tannino presente e, per certi versi, persino ruvido.

Annata 2006: il nerbo del Cabernet si avverte maggiormente rispetto agli altri campioni in assaggio, tale da renderlo un vino meno mediterraneo. Sferzante balsamicità unita a composta di more con nuance ferruginose.
 Annata 2011: eleganza succosa e fruttata. Il migliore nell’esprimere tutto il carattere dell’Aglianico. Dai petali di viola macerati alle marasche sotto spirito per chiudere tra chiodi di garofano, tabacco trinciato e liquirizia in stecco. Raro e stupefacente.

Annata 2018: in chiaroscuro, come in altri areali. Materico e grasso; incursioni vanigliate e tocchi di frutta polposa, accompagnati da sigaro e cioccolato. Bisogna ancora pazientare per addomesticarlo.

Annata 2021: fruttato e iodato dall’enorme potenziale. Non ti fa staccare un secondo dal calice raccontando di rosa canina, frutti di bosco e sbuffi officinali, tra timo e maggiorana. Sorso appetitoso, dal tannino piccante e saporito.

I primi trent’anni sono andati bene, sotto dunque ai prossimi e vento in poppa!

Montevetrano