Tommaso Luongo e Roberto Anesi

 

Di Rachele Bernardo

“Un assaggio di Mediterraneo in un clima alpino”, questo il leitmotiv della serata, secondo appuntamento Master33Trentodoc a cura di Roberto Anesi, ambasciatore ufficiale del Trentodoc, è non affatto un controsenso. L’incredibile varietà naturale del Trentino si alimenta di soleggiate vallate coperte da viti, mele e vegetazione mediterranea; una bellezza notevole punteggiata da ampi pascoli, laghi e cascate. Trentodoc racchiude il clima, le altitudini e l’essenza anche di questo paesaggio mediterraneo, in particolar modo lungo i pendii più dolci, mitigati dall’Ora del Garda.

Lo Chardonnay di Montagna

La degustazione dei primi tre spumanti ci riporta alla verticale e profonda “bollicina di montagna”, con il principale utilizzo del vitigno più importante: lo Chardonnay. La sua produzione, nell’ambito delle uve destinate al Trentodoc, arriva all’85% di tutte le uve prodotte; un “vitigno naturalizzato” che richiede meno attenzioni rispetto Pinot Nero, Meunier e Pinot Bianco, in sintonia con l’ambiente e con l’uomo, per il trionfo dell’alta qualità.

Il vitigno della montagna trentina dona note aromatiche più spiccate rispetto ad altre zone vocate alla spumantizzazione. È una base spumante per eccellenza; la facilità della sua coltivazione l’ha reso totalitario sul territorio in quanto trova le condizioni ideali per la sua originale espressione.

Riveste una grande importanza il sesto d’impianto, poiché la coltivazione a certe altitudini fa sì che cambi la fase vegetativa, diventando molto più lunga: dai 200/300 metri della bassa valle fino ai 600/700 metri delle vigne in alta quota, possono esserci tempi diversi di maturazione delle uve e di raccolta delle stesse. Come anche la gestione della chioma, ritoccata a varie altezze per ottenere la massima luce.

Un’interessante considerazione, che Roberto Anesi ci porge, riguarda la selezione cloni, condizionata anch’essa dall’altitudine. Infatti, si è sempre preferito selezionare il materiale clonale della regione Trentino, che nel tempo è riuscito meglio ad adattarsi alla montagna.

Cloni Chardonnay  130 ISMA, 123 ISMA, 108 ISMA, 95 e 96 poco diffusi (sono cloni di origine Francese).

Con il trascorrere degli anni ed il riscaldamento climatico, nell’ottica del miglioramento dello Chardonnay dedicato esclusivamente alla spumantistica, la scelta di rinnovare gli impianti si è basata tutta sullo spostamento ad altezze maggiori.

La degustazione inizia con tre spumanti 100% Chardonnay:

Bellaveder Brut Riserva 2018. Prodotto con uve che arrivano solo da un piccolissimo distretto. Il sorso appaga per la sua freschezza;

Alperegis Extra Brut  2016. Bollicina molto fine, sorso pulito, preciso ed equilibrato. Marcata sapidità.      Abate Nero Riserva dell’Abate 2012 assaggiato  in anteprima. Cuvée top dell’azienda, 120 mesi di sosta sui lieviti. Complessità notevole. Lunga persistenza

La Valle dei Laghi

Esaminando gli ambiti produttivi, si cambia automaticamente argomento per conoscere la Valle dei Laghi che si estende fra Trento e Riva del Garda; le caratteristiche principali sono la grande escursione termica e la ventilazione particolarmente mite che agevola la coltivazione della vite. Roberto Anesi lo definisce un territorio particolare che: “risente del respiro del lago di Garda”.

Spira puntuale ogni giorno dalle 13:00 alle 18:00 l’Ora del Garda, soffia costantemente, mitigando gli estremi; meno freddo d’inverno, meno caldo estate. Quando l’effetto dell’Ora scende d’intensità, cede il passo a quello di tramontana (Peler) che arriva dalle zone del Brenta rotolando lungo i vigneti e portando delle generose escursioni termiche.

I vigneti situati su pendii e sulle colline ben soleggiate tra i 300 e i 600 metri di altitudine, producono uve di grande ricchezza cromatica e spumanti metodo classico fruttati e freschi.

La scelta degustativa dell’ambasciatore del Trentodoc per la Valle dei Laghi si attiene a due campioni in assaggio: “Assaggi di mediterraneo in un clima alpino”.

Pisoni Nature Millesimato 2019. 100% Chardonnay, altitudine media di 300 metri. Solamente 24 mesi sui lieviti.  C’è una componente aggiuntiva da non tralasciare, la presa di spuma all’interno di una caverna, stretta e lunga, con temperature costanti, 12 gradi tutto l’anno. Spuma e perlage che ben si evidenziano nel calice.

Cantina di Toblino Extra Brut Millesimato Vent 2019. Riporta alla mente il clima mite della Valle dei Laghi e l’idilliaco tocco tra l’aria di montagna con quella proveniente dal lago. Un’espressione gratificante dello Chardonnay elegante, complesso.

Il rosé. Stili e interpretazioni

La novità di questo secondo appuntamento la riscontriamo nella scelta di tre spumanti rosé, tipologia che, sopratutto negli spumanti Trentodoc, sta subendo una notevole trasformazione. Si è dovuta trovare la strada del Rosé in termini di colore e di dosaggi.

Con macerazioni del Pinot Noir per poche ore, il colore è diventato più tenue e delicato.

Dal gusto fresco, disimpegnato, si è giunti ad un’icona di lifestyle in grado di conquistare un pubblico più ampio ed eterogeneo. Sono vini più versatili nell’abbinamento. Da qualche anno il disciplinare autorizza anche il Rosé Riserva.

Degustiamo tre stili ed interpretazioni diverse, che ci colpiscono per la loro finezza ed eleganza.

Mas dei Chini Rosé Extra Brut 2019

Cesarini Sforza 1673 Rosé 2015

Revi Cavaliere Nero Rosé Riserva 2016

Lieviti, legno e malolattica nel mondo Trentodoc

E come ultimo capitolo della serata ci viene aperto un varco verso l’attesa del periodo di maturazione degli spumanti Trentodoc.

Una lunga permanenza sui lieviti è il sinonimo di qualità per le bollicine prodotte con metodo classico, questa è una delle vere caratteristiche del Trentodoc per vincere la sfida del tempo e consacrarsi al mito.

E se dalle migliori uve, dalle migliori annate, nascono le Riserve, come massime espressioni Trentodoc… l’ultimo trio di bottiglie:

Dorigati Riserva Brut Methius 2017. 60% Chardonnay 40%, Pinot Nero e 60 mesi di sosta sui lieviti.

Balter dosaggio zero Riserva 2015. 80% Chardonnay 20%, Pinot Nero e 72 mesi di sosta sui lieviti.

Rotari Riserva Flavio 2014. 100% Chardonnay e 96 mesi di sosta sui lieviti.

Ci consolidano il concetto della lunga permanenza sui lieviti, senza esagerazioni dell’utilizzo del legno. Lo scopo principale resta l’aumento della ricchezza aromatica e non certo quella strutturale. È lo stesso Roberto Anesi a sottolinearci più volte: “Nel mondo del Trentodoc, ha più significato usare il termine riserva per indicare una prolungata sosta sui lieviti piuttosto che per indicare evoluzioni dei vini di base per lungo tempo in legno”.

Gli undici tastings della serata ci hanno fatto viaggiare molto tra le case spumantistiche lasciandoci sicuramente una personale interpretazione, mai prescindendo da una bella verità: uve di qualità, precisione, esperienza, impegno, costanza e tempo danno vita al Trentodoc.

P.S: Non siamo ancora giunti alla fine di 33TRENTODOC… direi che manca l’apertura di diverse bottiglie. Appuntamento dunque a martedì 30 maggio. Grazie Roberto Anesi, grazie Tommaso Luongo.

Tommaso Luongo e Roberto Anesi